Il sentiero selvatico by Matteo Righetto

Il sentiero selvatico by Matteo Righetto

autore:Matteo Righetto [Righetto,Matteo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2024-04-09T00:00:00+00:00


9.

In trincea, i soldati dell’Imperatore non si capivano tra loro e non comprendevano contro chi stessero combattendo. Gli ufficiali austriaci gridavano in continuazione, notte e giorno, le truppe avanzavano o retrocedevano di molti chilometri, portando con sé campo, ospedale, cucine mobili. In quella prima fase morirono molti uomini del Kaiser e tanti altri vennero catturati e fatti prigionieri, tra questi soprattutto trentini e ladini. Paolo era riuscito a sopravvivere per quella che lui chiamava grazia di Dio, mentre i suoi commilitoni finivano sventrati dalle mitragliate dei russi o dalle schegge delle granate che rubavano la vita di un uomo in pochi istanti, nemmeno il tempo di un amen. Nei rari momenti di quiete, soprattutto la notte, accasciato nella profondità della trincea scavata nella terra umida di pioggia e intrisa di sangue, Paolo accendeva una sigaretta e la fumava coprendola con l’elmetto ammaccato e arrugginito. In quegli istanti chiudeva gli occhi. Si diceva che presto sarebbe tornato a casa, alle sue amate montagne, ai suoi campi, alla sua Ladinia. Alla sua famiglia. Marta e Tina. Tina e Marta.

“Quanti anni ha tua figlia?” gli chiese una volta Serafino Frenademetz, un giovane falegname di Col d’Ornella conosciuto quando erano ancora in Galizia. Si erano trovati diverse volte insieme tra le prime e le seconde linee e l’aveva preso in simpatia. Aveva appena ventidue anni e tanto odio per la guerra, le bandiere e i potenti. “Cosa c’entro io col Kaiser?” ripeteva spesso bestemmiando duramente. “Che se la venga a fare lui la guerra! Quel figlio di puttana se ne sta nei palazzi di Vienna! Chel vegnè qua!”

I due erano semidistesi uno vicino all’altro, stremati. Tra terribili assalti e contrassalti a suon di mitraglie e cannonate, pause così potevano durare anche mezza giornata o una notte intera.

“Dodici,” rispose Paolo. Il sole era basso sull’orizzonte e il suo volto era annerito dal fumo delle esplosioni, dallo sporco e dalla torba scura che ricopriva quelle lande remote.

Serafino girò una sigaretta di trinciato e la condivise, come facevano sempre. Paolo la accese tenendola nascosta. In quel momento gli scontri da una parte all’altra tacevano e una brezza gelida si incuneava tra i lunghi scavi di appostamento bussando fin dentro le ossa.

“Come si chiama?” chiese Serafino sottovoce.

Paolo si scoprì commosso. Il solo fatto che qualcuno gli chiedesse di sua figlia era un conforto e la conferma che ancora non era diventato pazzo, come invece in quei mesi era capitato a molti, anche alcuni compaesani come Vallier e Foppa, il papà di Francesco, che si era ucciso con un colpo di fucile in bocca.

Paolo provò a immaginarsi Tina allegra, spensierata, piena di gioia, come la ricordava prima di quel maledetto giorno dei morti, prima della sua sparizione.

“Tina,” rispose. “Ha già capito che per comprendere il senso della vita bisogna prima imparare ad ascoltare la lingua della foresta... C’è chi non lo capisce in una vita intera, e lei l’ha intuito presto. E da sola. Questa cosa a volte mi spaventa un po’.”

Si lisciò la lunga barba rossa che si era aggiunta ai vecchi baffi.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.